Numero 3, 30 giugno 2023

SAPERE PER DECIDERE

CONTROINFORMAZIONE LIGURE

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Numero 3, 30 giugno 2023

Indice

SPIFFERI

Perché ci piacciono tanto le catastrofi?

Le catastrofi come big business. Dopo il Ponte, la Diga?

«Grazie ai 43 morti nel crollo del Ponte Morandi (che politici e tecnici avvicendatisi al governo dello Stato e locale sapevano probabile se non imminente) sono arrivati miliardi di euro pubblici da spendere; e i commissari che li hanno gestiti a loro assoluta discrezione hanno fatto la fortuna delle proprie carriere politiche e professionali. Se stavolta crolla la diga in costruzione nel porto di Genova, non riesco neanche a immaginare quanto ci guadagneremo». Dai pensieri segreti e inconfessabili di un appaltatore e/o di un aspirante commissario allo tsunami prossimo futuro (l’opera portuale che Bucci vuole realizzare a ogni costo e senza indugi infischiandosene di costruire una diga non solo su fondali di sabbia ma vicino a due canyon marini profondi 2mila metri. Come certifica il Cnr).

Il gioco dei quattro cantoni della Destra Ligure

12 giugno. Quali gli impatti sullo schieramento che governa la nostra regione dopo la scomparsa di chi ne fu il federatore? Stando ai si dice, per ora tutto tace. Solo qualche movimento sotterraneo dal Ponente, dove un rieccolo a 75 anni scalpita per riavere lo scettro da proconsole ligure di Berlusconi. Ciò comporterebbe la denuncia dell’accordo di non belligeranza con l’altro ex-Biscione – Giovanni Toti – la cui poltrona torna contendibile dopo il fallimento del tentativo di fondare il partito centrista Cambiamo! Che incassa voti da prefisso telefonico. E si attendono le mosse della nuova amazzone di Renzi, Lella Paita, già in campagna acquisti. L’ex comunista destrorsa impegnata nell’apologia promozionale del “grand’uomo” scomparso.

Un gioco dei quattro cantoni tra soliti noti.

Il XIX°: lo sceriffo meloniano Crosetto va all’assalto di una nave dirottata

Riecco l’informazione prona a 90 gradi nel pubblicare notizie come veline del Ventennio. Con il Secolo XIX speculare all’altro Secolo, quello d’Italia, organo della destra più bieca. Quest’ultimo enfatizzava con parole roboanti (e pure sgrammaticate) la notizia che i nostri marò avevano “sventato il dirottamento” di una nave. Non nel golfo di Aden, ma in quello di Napoli: pirati del Vesuvio invece che dei Caraibi? Peccato che la locale Procura, abbia smentito la boutade del gigantesco ministro Crosetto diffusa dalle agenzie e ripresa acriticamente dal XIX. Nessun tentativo di dirottamento da parte dei 15 clandestini 15 (tra cui una donna incinta) imbarcatisi di nascosto in Turchia e diretti in Francia. Cari organi d’informazione, più attenzione ai fatti e meno leccate al potere. Please.

C’È POSTA PER NOI

Riceviamo da una vecchia amica:

Cura del ferro sì, ma rispettosa delle persone e dell’ambiente

II passante porto-terzo valico per trasporto merci è certo un’opera importante, che rientra in quella “cura del ferro” auspicata a Genova da decenni. Nessuno dotato di buon senso si oppone a tale opportunità, ora che ci sono i finanziamenti.

Tuttavia, il tracciato dell’ultimo miglio che viene caldeggiato da RFI con il colpevole silenzio e la complicità di Comune, Regione e Autorità portuale è sbagliato. Viene calato su un territorio urbanizzato e già gravato da numerose servitù a fronte di compensazioni che dovrebbero, a parere dell’assessore Piciocchi, rendere felici gli abitanti di Certosa e Rivarolo. Sì, si faranno numerosi sventramenti e si trasformerà una parte essenziale del tessuto antropico in terra di nessuno con deportazione forzata degli abitanti, ma non mancherebbero piste ciclabili, posteggi aggiuntivi e spazi gioco. Esiste un’altra soluzione praticabile che attraversa il territorio con un impatto minimo rispetto a quello proposto. Anziché utilizzare la linea del Campasso, che transita a ridosso di abitazioni, scuole e negozi, si utilizzi la linea Sommergibile che corre lungo il Polcevera per le merci pericolose e per tutte le altre merci. Anziché utilizzare il parco ferroviario Campasso per formare i treni da 700 metri destinati a uscire da Genova, si utilizzi il Parco Forni e il Parco Piazza d’Armi che hanno uno sviluppo lineare ben maggiore e si destini Campasso a completamento del Cerchio Rosso e del Parco della Memoria.

Perché il Comune non si schiera a fianco dei cittadini che da mesi promuovono assemblee pubbliche molto partecipate sostenendo tali proposte? Non ne uscirebbe rafforzato nella trattativa con Regione e RFI? Non esiste risposta a meno di non voler credere che della salute, dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile non importi proprio niente a queste amministrazioni. Da giorni, sono affissi a Certosa volantini con la faccia di Bucci. Con la scritta: “Scomparso dal nostro territorio”. Forse perché non c’è nessun nastro da tagliare.

Marta Vincenzi

Toti e Bucci L'Orso Yoghi | Favole e Fantasia

La Liguria come un cartoon Come il gatto e la volpe. Bucci e Toti all'insedismento della Commissione  regionale per l'emergenza - FarodiRoma Bubu e Yogi

Bubu a Roma regala al Papa la bandiera dell’Ocean race, momento fondamentale nella gestione della città. Intanto a San Teodoro chiudono l’asilo per…topi! In corso Europa i cinghiali mandano all’ospedale un uomo e il suo figlio di 8 anni.

Yogi non appare, forse sta studiando qualche nuovo tappeto rosso per risollevare l’economia ligure, che è la peggiore del nord-ovest. Bubu ha trovato come risolverei problema dell’economia in crisi: Genova jeans, più affari e meno divertimento! Geniale

Yogi però non è da meno, vuoi mettere il salame più lungo del mondo?

Una bella intervista e Bubu rimette le cose a posto, in troppi remano contro (mi pare di averla già sentita), ma comunque LUI vedrà il realizzarsi delle sorti magnifiche e progressive! Magari la realtà è un po’ diversa: laureati in fuga dalla Liguria e calo degli iscritti all’università, forse non ci credono? Maledetti, remano contro…

Yogi a Portofino, bella festa, come mancare… Intanto a Certosa gli abitanti sono soffocati dai cantieri e scendono in piazza, ma lui è in piazzetta

I problemi sono risolti, parcheggi e viabilità pronta per l’arrivo dell’ocean race.

Ma gli ospedali (tutti, San Martino, Galliera, San Paolo) sono al collasso, i liguri cercano fuori regione le cure che non possono avere qui, mancano i fondi, il personale… ma dai, non remare contro, c’è l’ocean race in arrivo!

Evviva! Yogi e Bubu sono all’Aia per il cambio bandiera (ovviamente per l’ocean race).

E tu mi parli ancora delle liste d’attesa e del pronto soccorso? Ma davvero remi contro!

Amedeo De Pirro

Il sabato dei Villaggio (& friends)

Genova è anche cultura, emozione e ricordi. Un vecchio amico, l’avvocato Mario Sguerso mi invia due foto che rappresentano un’epoca. Che ritengo possano a buon diritto far parte di quelle informazioni belle da consegnare ai lettori, i più vecchi e i più giovani. I quattro personaggi raffigurati, che hanno fatto di Genova anche un simbolo onorandone la provenienza sono, oltre a Mario, oggi splendido novantatreenne con mente sempre vivace, spiritosa e aperta, Paolo Fresco, già amministratore delegato della Fiat, Piero Villaggio eccelso professore di matematica all’Università di Pisa, uno dei maggiori esperi della teoria dell’elasticità e l’indimenticabile Paolo Villaggio. Tutti e quattro studenti e amici del liceo D’Oria. Una foto da studenti e una, più o meno cinquant’anni dopo. Amarcord.

Carlo A. Martigli

Un appuntamento da non perdere

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GLI ARGOMENTI DEL GIORNO

LA LINEA GENERALE

Una visione d’insieme sullo stato dell’arte regionale

Quale futuro per l’economia ligure?

I dati sono chiari: negli ultimi 10 anni in Liguria sia sono perse oltre 8.000 imprese. Questo dato non può essere aggirato da Toti e dal centro destra, che governa ormai ovunque in Liguria, con la consueta aspersione di ottimismo.Basta un po’ di logica per capire il fenomeno. La nostra è la regione italiana più vecchia nel paese che ha l’età media più alta d’Europa. Il calo delle nascite è progressivo e neppure l’immigrazione riesce più a compensare il calo dei residenti. Inoltre il fenomeno è aggravato dal fatto che al momento della pensione molti anziani delle regioni interne del Nord Italia, ma anche provenienti dal Nord Europa, tendono a stabilirsi in Liguria.

Non c’è più il normale ricambio anagrafico e anche la nascita di nuove imprese ne risente. Il numero di nuove iscrizioni che alla Camera di Commercio di Genova era di 5512 nel 2011 è sceso nel 2021 a 4257; lo stesso trend si registra nelle altre province liguri.

Mentre è fuori luogo chi gioisce perché il 2021 presenta un aumento rispetto al 2020; dovuto semplicemente al rimbalzo positivo seguito alla stasi dell’anno di Covid.

In realtà in Liguria manca completamente una politica industriale. Se guardiamo a cosa pensa Toti, ma anche i sindaci suoi sodali come Bucci e Peraccchini, si capisce che non esiste nessuna pallida traccia di visione strategica. Si pensa all’occupazione essenzialmente come sviluppo delle attività turistiche. Il turismo offre occupazione, ma spesso si tratta di lavoro precario, stagionale, a tempo determinato; nei casi peggiori addirittura in nero. La recente polemica di ristoratori e balneatori che non trovavano manodopera si è rivelata strumentale. In realtà non trovavano manodopera sottocosto.

Quindi una serie di scelte un po’ casuali: dai tappetti rossi allo scivolo d’acqua in via XX Settembre, sino al provvedimento folle che autorizza edifici in zone esondabili. Ancora una volta si affida il compito dell’occupazione alle costruzioni, all’uso dissennato di un territorio fragile. Difatti non esistono scelte politiche per l’innovazione scientifica, le relazioni con il mondo universitario e le possibili ricadute nella creazione di nuove imprese tecnologicamente avanzate. E l’unica speranza non può essere riposta sul terzo valico.

Una Liguria ridotta allo sviluppo basato sulla triangolazione porti-turismo-costruzioni, è condannata ad abbassare sempre più il suo stato dell’arte verso un’economia subalterna, non apportatrice di innovazioni; e – in fine dei conti – più povera.

Nicola Caprioni

Si può prestare fede alle assicurazioni di Bucci?

Come diceva un vecchio slogan pubblicitario, “la fiducia nasce dall’esperienza”. Ormai di quanto promette il sindaco Marco Bucci, giunto al secondo mandato, abbiamo fatto approfondita pratica. E la prova fattuale dimostra chiaramente trattarsi di un personaggio affetto dalla sindrome macchiettistica del “marinaio mendace”; che rivolge sistematicamente orecchie da mercante a chi lo richiama ai suoi impegni dichiarati. Come ce ne dà una prima conferma il florilegio di “balle spaziali bucciane” raccolto dal nostro Andrea Agostini; dalla cui marcatura stretta il Primo Cittadino genovese non riesce proprio a divincolarsi (nonostante gli “aiutini” per il silenziamento dello stopper ostinato che non molla mai, giunti dagli ambienti più disparati. Vedi Legambiente Liguria). Ecco dunque:

Nella sua prima campagna elettorale del 2017 Marco Bucci dichiara: niente supermercati solo negozi di vicinanza, s’era scordato l’impegno con Esselunga. Di seguito: pianterò 10.000 nuovi alberi. Fatti i conti ufficiali tra tagliati e piantati siamo sotto di 1100 alberi. Trasporto pubblico dice: il tram costa troppo e non lo sapeva in campagna elettorale? In ogni caso, la realizzazione del fantomatico skymetro per otto fermate richiede circa quattrocento milioni di euro. E stanno ancora facendo le prospezioni geologiche. Chiusura piscina Nervi: promessa nuova piscina sul tetto di supermercato a Campostano, unica area verde rimasta. Di piscina non si sa nulla e per fortuna nemmeno di supermercati. Piscina a Multedo (riapertura): mai vista. Ripiantumazione parchi di Nervi dopo tornado del 2017: dal 2019 pronto progetto mai attuato. Depositi chimici a Sampierdarena: sono due anni che ne parla; e l’iter non è neppure cominciato. Polo della nautica alla Fiera del mare: 121 negozi e due supermercati, due palazzi progettati da Renzo Piano; uno affacciato sul padiglione blu e su vicolo che lo separa dall’altro, l’altro sui negozi del Palasport. In gran parte appartamenti invenduti e solo a Genovesi. I milanesi dopo il bidone della marina del porto antico e della marina di Sestri vanno a Portofino e al massimo a Santa Margherita.

Andrea Agostini

Insomma, Bucci mentitore seriale. Ma anche star dello slapstick: il genere di cinema comico al tempo del muto, in cui ci si sbellicava dalle risate assistendo alle cadute buffe e alle torte in faccia degli attori.

AMBIENTE

La fragile bellezza di uno spazio sotto costante attacco

La Regione Liguria e il governo del territorio

È all’attenzione del Consiglio Regionale, già approvato dalla Giunta, lo schema di regolamento per l’attuazione dei piani di bacino distrettuale nelle aree di pericolosità da alluvione fluviale e costiera – Adeguamento delle discipline e conferimento delle funzioni agli enti locali in materia di ambiente difesa del suolo ed energia.

Cioè una nuova possibilità di costruire accanto a fiumi e torrenti stabilendo caso per caso una ipotetica “minor pericolosità relativa”, senza una seria e condivisa regia superiore.

Le associazioni ambientaliste a livello regionale hanno immediatamente chiesto di ritirare la delibera, difesa invece a spada tratta dai partiti del centrodestra.

Gli eventi parlano chiarissimo ormai da anni: in aree esondabili non si deve costruire.

La gestione del territorio così come impostata porta invece ad un ulteriore potenziale appesantimento del carico costruito. E da Ponente si è alzata la voce di Italia Nostra che ha chiesto per l’ennesima volta consapevolezza e assunzione di responsabilità degli Amministratori regionali e locali verso i cambiamenti climatici, ambientali, sociali ed economici in atto. Parecchi i motivi di preoccupazione.

A Taggia si è collocato l’ospedale unico del Ponente in una zona a rischio esondabile; nell’entroterra si riparla di diga a Badalucco; a Sanremo è stato approvato un piano comunale con la previsione di nuova edificazione nella fascia collinare. E che dire del progetto forse più impattante di restyling del porto vecchio, di fatto una privatizzazione, in un’area cittadina interessata dal torrente San Francesco, zona a rischio idraulico? A Ventimiglia sul promontorio di Grimaldi si prevede una nuova lottizzazione con la costruzione di appartamenti di lusso per circa 40mila mc.

Bisogna ripensare le priorità degli investimenti, dell’economia, della pianificazione urbanistica, dell’organizzazione sociale e territoriale. Non c’è bisogno di nuove speculazioni su un territorio già cementificato, fragile, testimone di alluvioni devastanti, necessitante invece di manutenzione e cura. Siamo convinti purtroppo di essere davanti ad una sostanziale e subdola liberalizzazione nel governo del territorio, comprovando di fatto l’assenza di attenzione verso le emergenze attuali.

Daniela Cassini – Italia Nostra

POLITICA E ISTITUZIONI

Lo stato dell’arte delle regole e delle pratiche pubbliche

Prosegue il suicidio assistito del Cristoforo Colombo.

Si stanno definendo le nuove cariche nell’organigramma dello scalo aeroportuale genovese. Prima nomina: quale Presidente Alfonso Lavarello, esperienza manageriale internazionale e – ma questo conta niente – pure mio amico d’infanzia in quel di Castelletto. Soprattutto persona assolutamente per bene. Anni 75.

Quando lessi che il candidato per la posizione di AD e Direttore Generale era Andrea Mentasti (anni 63) mi dissi che finalmente Genova di stava dando una scrollata, uscendo dai confini e accettando un “foresto” ai vertici di una sua istituzione pubblica, semplicemente in quanto riconosciuto in possesso delle skills manageriali giuste. Infatti Mentasti è il manager che ha creato dal niente il fenomeno Orio al Serio. Ci sono passato recentemente: il terminal ha l’aspetto di hub internazionale e si vedevano almeno 30 aerei in pista, con decolli e atterraggi all’americana. La nomina doveva essere ratificata il 15 giugno scorso. Ma – fulmine a ciel sereno – è notizia di questi giorni che tale designazione è stata “congelata”: termine che suona palesemente come l’anticamera della archiviazione. E la motivazione che lo giustifica è ridicola, puerile, improntata a logiche di pura bottega. Ovvero, il CdA – probabilmente illuminato dallo Spirito Santo (?) – “teme” che i 63 anni del candidato non lo motivino sufficientemente a innovare, stante la vicinanza alla pensione. E allora i 75 anni di Lavarello?

Evidentemente la propensione al basso profilo (maniman) di Paolo Odone (requiescat in pace) ha colpito per l’ennesima volta. Come disse quel tale, “pensare male è peccato ma spesso ci si azzecca”. Difatti sembrerebbe proprio che stiano facendo terra bruciata attorno a Mentasti perché si rendono conto del suo valore e temono che risulti evidente come la vecchia gestione si affidasse ad amichetti della parrocchietta senz’arte né parte.

Auguro ad Alfonso il meglio per la sua nuova sfida. Ma sarà dura, circondato da personaggi che da decenni remano palesemente contro lo sviluppo dell’aeroporto. Eppure non serve andare in America, basta visitare Orio e Pisa per capire come si può organizzare il business. Ciò nonostante non rinuncio a sperare che il merito possa prevalere. Soprattutto per i liguri: ormai per loro volare risulta sempre più scomodo e costoso: Malpensa, Orio, Pisa sono oggettivamente lontane.

Roberto Guarino

SPAZIO E PORTI

Traffici e infrastrutture nella prima industria ligure

Bucci se ne infischia degli tsunami

Due rischi fatali incombono a Genova sul progetto della nuova diga foranea.

Del primo molto si è già scritto: il cedimento della diga sotto il suo peso per l’instabilità del basamento posato su fondali limacciosi. A denunciarlo è il direttore ai lavori Piero Silva, dimessosi a fronte dell’indisponibilità del commissario straordinario Bucci di sostituire il progetto con una soluzione tecnicamente sicura quanto economica; atta a ospitare più funzioni portuali, non solo un frangiflutti, vista la spesa miliardaria prevista (“Breakwater” è il nome dato al progetto dalla società Webuild che ha ricevuto l’appalto della diga, dopo quello del ponte ex Morandi; sempre da Bucci).

Il secondo rischio, altrettanto catastrofico, emerge del procedimento di Valutazione dell’impatto ambientale dell’opera (VIA) adottato dal Ministero dell’Ambiente. Tra i vari enti coinvolti, l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del CNR (massimo ente pubblico di ricerca scientifica) ha verificato il monitoraggio morfobatimetrico sui fondali, uno degli aspetti più controversi del progetto; rilevando che i dati raccolti erano insufficienti. L’aspetto più critico riguarda i due canyon sottomarini di fronte alla città, le cui ‘testate’ secondo l’Autorità portuale e i suoi progettisti sarebbero a 4 km dalla diga. Mentre per il CNR distanti 1,5 km. Ciò avrebbe richiesto analisi più approfondite, che non possono escludere “processi erosivo-deposizionali significativi”. Tanto più che la prevista posa di 7 milioni di ton. di roccia e quasi 100 cassoni in cemento armato può determinare “l’accumulo di sedimenti e l’innesco di frane in corrispondenza dei canyon”; come avvenne a Gioia Tauro nel 1977 e Nizza nel 1979, “con lo sviluppo di onde di tsunami” che devastarono le infrastrutture costiere, causando anche morti e feriti. Sicché per il CNR “la condizione non risulta ottemperata dal Proponente”. Eppure il Ministero la considera acquisita “come raccomandazioni”, purché ante operam. Peccato che l’opera sia già in itinere; con l’anticipo di 250 milioni di euro per Webuild.

Si sa che Bucci avversa ogni controllo che possa rallentare la sua marcia. Perciò dichiara che l’analisi costi-benefici della diga è inutile. Infatti la parola magica del modello Genova è “deroga”. Figuriamoci se il rischio di tsunami può frenare un adepto della Shock Economy; teoria cara ai suoi padri putativi: i Neo-Lib USA per cui dai disastri c’è sempre da guadagnare. Benvenuto Tsunami!

Riccardo Degl’Innocenti

SALUTE E SANITÀ

La prima tutela in una regione che invecchia

La diaspora dei medici liguri. Ultimi aggiornamenti

Giovedì 15 giugno, nel sit in Piazza De Ferrari i medici liguri hanno espresso la loro protesta con lo slogan “Salviamo la sanità pubblica: Medici, Veterinari, Dirigenti Sanitari, Associazioni di cittadini e pazienti si mobilitano in difesa del SSN”. L’allarme sul grave stato del SSN è lanciato ormai da tempo, mentre i cittadini assistono sgomenti all’inerzia dei sistemi di governo, che sembrano voler fare poco o nulla per il servizio pubblico, favorendo di fatto la sanità privata. I nodi del tracollo, che riguardano aspetti strutturali e organizzativi amplificati dalla pandemia, ne hanno prodotto uno molto grave, di non facile soluzione; la mancanza di specialisti. I medici se ne vanno dal servizio pubblico, vuoi per pensionamento, vuoi per passare all’assistenza privata, vuoi per andare all’estero. Il rapporto annuale 2022 della Banca d’Italia sulle economie regionali, segnala per la Liguria che “il numero di medici ha continuato a ridursi, nonostante il significativo ricorso a contratti temporanei”. La stima 2020-2021della Ragioneria Generale dello Stato è una variazione di -1,6 % nel numero di medici del SSN a tempo determinato e indeterminato: una perdita assoluta di circa una sessantina di unità in un solo anno. I medici se ne vanno perché sottoposti a turni massacranti, perché accumulano ore eccedenti l’orario di lavoro e ferie non godute che non recuperano, perché le ultime leggi di riforma sanitaria hanno favorito l’appiattimento delle carriere, perché sono pagati meno che in molti paesi europei, perché le condizioni di lavoro sono poco sicure, a continuo rischio di denuncia; se non addirittura di aggressioni ospedaliere. Risultato: in Liguria mancano medici di pronto soccorso e rianimatori, oltre a psichiatri, ginecologi e trasfusionisti.

Raffaele Aloi, segretario regionale ANAAO Assomed Liguria, rileva come il provvedimento post-Covid che consente alle aziende sanitarie di assumere medici specializzandi al terzo anno di formazione sia una misura emergenziale solo parziale, che non è servita a sopperire alle carenze d’organico. Sicché richiede l’immediato aumento delle assunzioni in Regione, gravate peraltro da tetti di spesa per il personale, stabiliti a suo tempo dal governo centrale.

Se non arriverà un tempestivo segnale sinergico governo-enti locali, assisteremo inesorabilmente alla scomparsa di un sistema sanitario universalistico. Chi potrà farà ricorso alla sanità privata e molti dovranno rinunciare alle cure, come già sta avvenendo.

Nuccia Canevarollo

FATTI E MISFATTI

Affarismi (o peggio) del potere, locale e non

La truffa delle criptovalute colpisce a Genova

Cosa sono le criptovalute? In teoria sono delle monete virtuali che viaggiano su blockchain (catene tra più utenti, per semplificare), composte da codici crittografici e al di fuori da ogni controllo bancario. Esistono circa 25.000 valute al mondo (la prima e più famosa è il bitcoin, che esiste dal 2008) e anche voi, con un computer e la faccia tosta ne potete creare una. In pratica è una grande fuffa, utile tuttavia alle società criminali per comprare e vendere armi, organi umani, schiave e schiavi del sesso, droga e altre piacevolezze del genere. Qualche mese fa, un povero (ma ricco) professionista nostro concittadino si è fatto truffare da un’organizzazione che proprio in questi giorni è tornata alla carica su Genova, tempestando di telefonate (e parolacce se chiedete di non essere disturbati) gente comune, compreso il sottoscritto. In pratica l’operatore telefonico era riuscito a fargli credere che avrebbe guadagnato una montagna di soldi (“investimento sicuro”, gridano. Frase oltretutto illegale perché fuorviante, sotto controllo costante della Consob). Lo hanno invogliato raccontandogli che le poche migliaia di euro investite erano raddoppiate: l’avidità ha fatto il suo corso, è umano. Il Mahatma Gandhi dice a proposito che “nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per la sua avidità”. Così il nostro ha aperto le porte del suo conto ai mariuoli telefonici: e il capitale raddoppiato è svanito insieme a un milione di euro, tra conti a Cipro, Lituania Estonia e via cantando, a favore di presunte società di compravendita di titoli. I truffatori sono svaniti anche loro, ovviamente: è difficilissimo inseguirli nel web dove tali topi di fogna si nascondono. Tuttavia se queste sono truffe ripetute nel passato e di nuovo riprese in questi giorni, anche se le cripto valute fossero gestite da galantuomini (il che non è vero, mai) sono di una rischiosità tale che sarebbe più sicuro investire il denaro al rosso e nero al casinò. Inoltre, a chi interessa il verde, si deve sapere che la gestione delle criptovalute comporta un tale dispendio di elettricità che il Kazakistan, dove alloggiano la maggior parte di queste monete, è andato lo scorso anno in crisi energetica con un blackout che ha coinvolto la popolazione. Quindi occhio! Bloccate il numero dei truffatori se vi chiamano (chiamata registrata di solito), ed evitate comunque di buttare soldi in questa specie di roulette russa.

Carlo A. Martigli

UNO SGUARDO DA LEVANTE

Cosa bolle in pentola nell’Est ligure? Testimonianze

La lezione di Sarzana dopo la caduta

Caro Pierfranco, Sarzana è molto più ligure di quanto la sua vocazione “di confine” non lasci intendere: anche qui sbanca il cinismo sornione, la sinistra è frastagliata e in perenne travaglio. Perde Guccinelli e con lui tramonta un progetto di restaurazione senza il respiro e gli apparati del tempo che fu. Perde e sparisce il Movimento 5 Stelle, in balia delle sue contraddizioni. Perde il PD, ridotto ai minimi storici dall’astensione di un elettorato sfiduciato. Perde la sinistra-sinistra del “moto perpetuo”, incapace di capitalizzare il momento NO del Partito Democratico. Non tocca palla il Terzo Polo, manipolo di grandi e piccoli ex colonnelli senza truppe. Insomma, “Sarzana anno zero”.

Con pochi amici e compagni di strada, mettemmo a suo tempo in guardia la cabina di regia dei partiti e dei circoli di azione e cultura politica sottoscrivendo uno o due appelli per una proposta di rinnovamento, che aprisse la porta a un cammino di cinque anni di rifacimento graduale e ricostruzione di un gruppo dirigente e di una base solida. Davanti allo scetticismo dei più si sarebbe potuto osare la rottura e un’esperienza indipendente, di provocazione? Può darsi, ma al prezzo di alimentare con una nuova sigla l’arcipelago polinesiano di un fronte già tacciato di settarismi e inconcludenze. A volte il coraggio tracima nell’avventurismo o nel protagonismo prêt-à-porter, supino ai cambi di stagione e di moda. Senza la pretesa di facilonerie e rimedi miracolosi, ho cercato di fare e dire la mia anche in questo non banale scorcio di anno politico: nel congresso e nelle primarie del Partito Democratico si è scommesso sulla partecipazione seria e coscienziosa, con la speranza di restituire l’immagine di una sinistra possibile e non appiattita sul ricatto delle scadenze elettorali. Oggi ciò che va ricostruito è chiaro: rapporti umani, disponibilità all’impegno, fiducia, comunione di intenti tra persone che rinunciano a fare del pluralismo l’alibi per una faida di paese. Che questa strada passi da un nuovo Partito Democratico mi pare poco contestabile, purché abbia la volontà di rimettersi in cammino senza arroganza e ambiguità. Più aderenza alla realtà e meno ideologismi. Tanta chiarezza e tanto rigore. Non tutti vorranno starci e qualcuno si risentirà fiutando rischi di ecumenismo: ossia, mettere insieme quel che c’è e chi vuol stare, senza perditempo e fenomeni da baraccone. Ecumenismo? Altri direbbero responsabilità.

Marco Baruzzo

Cos’è l’etica della responsabilità senza l’etica dei valori?

Caro Marco, apprezzo il tuo metterti in discussione, anche se converrai con me che la montagna del manifesto sarzanese under 30 che avevi promosso, suscitando l’interesse di Antonello Caporale e Paolo Flores d’Arcais, è stata la montagna che partorisce il classico topolino. Perché? La risposta sta tutta nell’ultima parola della tua lettera: “responsabilità”. Nobile lemma, a patto non diventi sinonimo di prudenza inerte, alibi furbesco. Specie per giovani, si spera non ancora prosciugati dall’aver percorso troppi corridoi in penombra della politica politicante. Visto che «il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile». E con ciò faccio mia la lezione di chi ci ha indicato – in una lontana conferenza del 1919 – la differenza tra vivere PER la politica e campare DI politica: Max Weber e la riflessione sulle due etiche sinergiche della responsabilità e della convinzione (realismo e valori); sapendo che la politica «è un lento trapanare tavole dure» e che per farlo occorre coraggio e spirito critico. Quanto mi sembra ancora difetti. Perché cambiare significa rischiare e saper distinguere. Perché il “tutti insieme appassionatamente” è una trappola nella misura in cui oggi evita di riconoscere che il ceto politico (PD largamente compreso) è composto da imprenditori di sé stessi che concepiscono la politica come ascensore per carriere individuali. Gente che ha perso da mo’ la spinta ideale, di cui vedevo la presenza mistificante anche nell’incontro del Pertini di inizio anno. E poi c’è la “variante spezzina”, l’incredibile scuola di egotismo, di cui presi le misure alla tua età frequentando l’On. Giorgio Bogi; che riuscì a tornare a far flanella in Parlamento ben 8 volte segando ogni possibile crescita di persone valide, avversate come possibili concorrenti, nel partito di cui era proconsole ligure (il PRI). Di cui il perfetto clone è il piddino Andrea Orlando, insigne per aver tenuto deliberatamente a bagnomaria (quindi impossibilitate a varare un’efficace campagna elettorale) le candidature di Sansa e Sommovigo, quali minacce potenziali al suo cadreghino. Per non parlare della destrorsa ex comunista Paita, all’inseguimento del blairismo a vent’anni data.

L’alternativa si chiama audacia, tanto di pensiero che di azione, e laica selettività verso papisti e compagnucci della parrocchietta.

Qui mi fermo. Fidando che la mia franchezza non blocchi una comune riflessione. Magari anche sulle pagine del nostro web magazine. Ciao.

Pierfranco

UNO SGUARDO DA PONENTE

Cosa bolle in pentola nell’Ovest ligure? Testimonianze

L’interminabile autunno del patriarca Claudio

Osservando la politica ligure dal capoluogo risulta difficile comprenderne gli assetti a Ponente. Ovvero, pur in una regione allergica ai ricambi nel personale politico, il costante dominio di un 75enne di lunghissimo corso, che il mese passato si è fatto rieleggere, per l’ennesima volta e a furor di popolo, sindaco di Imperia: Claudio Scajola.

Ciò dipende dalla perfetta integrazione tra una biografia politica e gli interessi/valori del corpo elettorale rappresentato, in una zona che taluno descrive come il riuscito mixage tra il paradiso mediterraneo per anziani e la hubris possessiva della vecchia serie TV “Dallas”? Siamo in presenza di una cementificazione delle reti relazionali del consenso? Magari in un ambiente dove il voto di scambio è pratica ricorrente, pure nelle penombre di contatti limitrofi alla criminalità organizzata, presente nell’estremo ponente dagli anni ‘50, quando l’uso del confino di boss mafiosi creò pericolosi radicamenti. I cui lasciti si traducono nelle ricorrenti chiusure di comuni per infiltrazioni malavitose. Forse permane il lascito ereditario del fondatore della dinastia – Ferdinando, il padre di Claudio, sindaco dal 1951 al ’54 e giunto da Frascati a dirigere la sede imperiese dell’Inps? Che importò nella sonnacchiosa provincia le sconosciute tecnologie del potere partitico, collocandosi sotto le insegne dell’allora country boss DC Paolo Emilio Taviani (PET).

Fatto sta che in zona è difficile trovare chi ci aiuti a decifrare il mistero. Timore reverenziale o timore tout court? Come scrive la news locale Imperiapost: «Scajola negli ultimi cinque anni ha ricostruito quel controllo politico che fece le sue fortune tra gli anni ‘90 e 2000. Dopotutto Imperia è un paesone e U Ministru è meglio ‘tenerselo buono’. Sudditanza psicologica amplificata dalla chiamata a Ignazio La Russa che impose ai FdI locali di non andare al voto con propri candidati e lista di partito, dal ritorno della scorta e dal fasto della campagna elettorale, che hanno ingenerato ancora di più tra la gente comune l’impressione che Scajola abbia un potere illimitato».

Un’altra interpretazione ce la fornisce un informato dei fatti che vuole restare assolutamente anonimo: lo Scajola ministro ha irrorato la sua città con una pioggia di soldi pubblici e ora ne incassa i benefici. Del resto, lo stesso modello di Taviani con Genova, clientelarizzata tramite le PpSs. E difatti il giovane Claudio fu a lungo il proconsole di PET, che lo aveva definito “il killer perfetto”.

Pierfranco Pellizzetti

PASSEGGIATE D’ARTE

Le bellezze dimenticate da riscoprire

La grazia voluttuosa del Barocco nel quadro “Rinaldo e Armida”di G. B. Paggi


Palazzo Spinola che si trova a Genova in piazza Pellicceria 1, non ha bisogno di presentazioni: situato nel cuore del Centro Storico è tutto da godere, per la parte architettonica esterna, per le collezioni che ospita (e non dimenticatevi di ammirare quella delle “veilleuse,” rara ed incantevole), per l’aura che si respira, per le lodevoli iniziative culturali che tendono ad animarlo donandolo sempre più alla città, e se ne potrebbe discorrere per ore. Ma proprio allo scopo di “ingolosire” sempre più numerosi ammiratori parliamo di una recente acquisizione della Galleria Nazionale della Liguria , un vero e proprio capolavoro, che non a caso è stato scelto come icona del Palazzo ossia il quadro di Giovanni Battista Paggi – insigne pittore genovese (1554-1627) che sta conoscendo una meritata riscoperta – raffigurante Rinaldo e Armida. L’episodio fa riferimento ad un passo della Gerusalemme Liberata del Tasso, in cui l’Eroe si trova nel Giardino delle Delizie, completamente soggiogato dalla bellezza della Maga e le regge appunto uno specchio, affinchè ella possa ancor più rimirare le sue grazie. Si intravvedono in secondo piano i Crociati Carlo e Ubaldo che inseguito riusciranno a strappare Rinaldo dalle lusinghe di Armida e a farlo rinsavire. Al di là del soggetto narrato, comunque intrigante, colpisce la strepitosa qualità pittorica dell’opera, il movimento, la levità delle pennellate, l’uso del colore, la ricchezza dei particolari che confermano il Paggi quale vero e proprio precursore del Barocco e non più solo esponente del tardo Manierismo, come si tendeva ad etichettarlo in passato. Come si può notare subito i contorni della tela furono modificati, forse già nel Settecento, trasformando l’iniziale rettangolo nel profilo mistilineo che riveste ancora oggi, ma ciò che più colpisce è l’intuizione del Paggi nella disposizione delle figure colte in una sorta di prospettiva verticale tramite la quale il mito si trasforma in fiaba agreste dove la natura è esaltata tra pampini, verzure di vario tipo e fiori, insieme con monili e tesssuti preziosi che sembrano rilucere quasi a poterli toccare.

Orietta Sammarruco

GENOVA MADRE MATRIGNA

Al centro di una regione centrifuga

Come vive un homme des lettres nella superba città di mare

Esule in patria. I sempre più rari amici che ancora mi vengono a trovare somigliano a chi si rechi a interrogare una sibilla. Fanno domande. Pretendono responsi. Chiedono, a proposito della città in cui mi ostino a voler abitare, dove sia finito, da queste parti, quell’ormai enigmatico e imperscrutabile concetto denominato “cultura”: un arcano che consente la formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale, con l’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società; “cultura” è anche il patrimonio delle cognizioni e delle esperienze acquisite con una impegnata preparazione in uno o più campi del sapere: una solidità storica, letteraria, artistica, musicale, scientifica…

L’esule in patria, per dargli un profilo, potrebbe somigliare a “un intellettuale” prossimo a quei savants che, condannati all’esclusione, trovarono udienza e apprezzamento fuori delle mura della propria città.

Un homme des lettres, oggi, nella Superba, vive da escluso, pur avendola nel tempo onorata quale autore di libri, pubblicati da primari editori nazionali e tradotti in vari paesi; creando mostre conclamate a livello internazionale; ricevendo onorificenze dall’Italia e dall’estero per “l’alto valore culturale” delle sue attività. L’esule in patria prosegue ostinatamente nella sua attività scrivendo libri e collaborando a giornali e riviste nazionali.

L’esule in patria è “castigato” con l’esclusione dalla vita suppostamente “culturale” della propria città, affidata a improvvisati plaudenti. Le combriccole di un potere che, tronfio della propria auto-considerazione, sguazza nel clangore delle dichiarazioni: annunci di qualcosa che non si realizzerà mai. Da queste parti si esalta la “grandeur culturale de noartri” tra il garrire di feste delle bandiere, la focaccia di duecento metri distribuita per strada a festanti golosi, accogliendo vedettes televisive a celebrare “eventi” in piazza…Vantando inoltre mostre di giro, riciclate come assolute novità… Il tempo passa. È la ricerca di consenso in rapporto a promesse strabilianti: “Siamo sul dorso della Storia… Siamo al vertice dell’arte… Siamo capitale del libro…”. E poi?

Giuseppe Pippo Marcenaro